Trump infiamma i mercati: miliardi in fumo dopo l'annuncio dei dazi
La giornata di lunedì è stata archiviata come il “blu monday” di Donald Trump, un titolo che riflette il disastroso crollo dei mercati finanziari sia a Wall Street che nelle principali piazze europee. Le perdite accumulate hanno sollevato interrogativi inquietanti: quanto potrà durare questa instabilità? Fino a che punto le fluttuazioni possono essere considerate semplicemente un danno collaterale?
Martedì ha confermato un trend che potrebbe rivelarsi allarmante non solo per Trump, ma per l’intera economia globale. Ogni volta che il presidente americano si esprime, il suo approccio diretto e muscolare ai dossier economici provoca reazioni immediate nei mercati. Le sue parole, spesso caratterizzate da minacce e scenari di intimidazione, sembrano avere un impatto diretto e negativo sui listini, con i titoli più esposti alla sua retorica che subiscono i colpi più duri.
L’argomento del giorno è stato il rilancio sui dazi al Canada, che prevede un aumento del 50% su acciaio e alluminio a partire dal 12 marzo, accompagnato da una nuova ritorsione con l’introduzione di dazi sulle automobili importate negli Stati Uniti dal 2 aprile. Questo tipo di strategia, che Trump ha descritto come una “madre di tutte le battaglie”, si allinea alla sua visione di un’America forte e dominante. Ecco alcuni punti chiave:
Le reazioni sui mercati finanziari sono state immediate e devastanti. Ogni annuncio del presidente provoca oscillazioni repentine nella fiducia degli investitori, e martedì non ha fatto eccezione. Dopo il tonfo di lunedì, il mercato europeo ha chiuso in forte calo. Milano ha registrato una perdita dell’1,38%, portando il Ftse Mib a 37.698,31 punti. Anche le altre principali piazze europee hanno risentito della situazione:
A Wall Street, la situazione non è stata migliore. Gli indici americani hanno aperto in negativo, con il Dow Jones che ha perso l’1,25%, il Nasdaq cedendo lo 0,83% e lo S&P 500 che ha lasciato sul terreno l’1,02%. Queste fluttuazioni non sono solo numeri su uno schermo; rappresentano miliardi di dollari e di euro ‘bruciati’ in un batter d’occhio.
La questione centrale è se e quanto a lungo gli investitori possano tollerare questa volatilità. La risposta potrebbe dipendere dall’orientamento economico futuro di Trump e dal modo in cui la sua amministrazione affronterà le sfide commerciali internazionali. Le reazioni improvvise e talvolta irrazionali dei mercati possono essere attribuite non solo alle politiche annunciate, ma anche alla psicologia degli investitori, che reagiscono in modo istintivo agli stimoli del presidente.
In un contesto globale già fragile, l’implementazione di dazi e ritorsioni commerciali può avere effetti a catena. Molte aziende, già sotto pressione a causa della pandemia di COVID-19 e della successiva ripresa, si trovano ora a dover fronteggiare ulteriori incertezze. Le catene di approvvigionamento, già compromesse da problemi precedenti, possono subire ulteriori colpi, creando un ciclo di instabilità che potrebbe perdurare nel tempo.
Il rischio è che questo ciclo si autoalimenti: le perdite nei mercati portano a una minore fiducia degli investitori, che a loro volta possono ridurre gli investimenti, portando a una crescita economica più debole. In un’epoca di globalizzazione, le azioni di un singolo paese, come gli Stati Uniti, possono avere ripercussioni significative in tutto il mondo.
Inoltre, il clima di incertezza porta molte aziende a riconsiderare le proprie strategie di investimento. Le decisioni di disinvestimento possono influenzare non solo le aziende americane, ma anche quelle europee e asiatiche, creando un effetto domino che colpisce l’intero panorama economico globale. Nonostante i proclami di Trump sulla crescita economica, i mercati sembrano rispondere più alle sue parole che ai dati economici reali.
In un contesto come questo, molti si chiedono se ci sarà un punto di svolta. Gli investitori potrebbero iniziare a cercare rifugio in asset più sicuri, mentre i mercati azionari potrebbero continuare a oscillare, riflettendo l’incertezza e la volatilità generate dalle dichiarazioni di Trump. L’atteggiamento aggressivo del presidente potrebbe, dunque, rivelarsi controproducente non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intera economia mondiale, che già fatica a tornare a livelli pre-pandemia.