Maxiblitz antimafia a Palermo: 181 arresti tra boss scarcerati e chat criptate per i summit
La notte del 26 ottobre 2023 ha rappresentato una svolta decisiva nella lotta contro la mafia a Palermo, grazie a una maxi operazione che ha portato all’arresto di 181 individui, tra cui boss, colonnelli, uomini d’onore ed estortori. Questi arresti sono stati effettuati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, con il supporto dei carabinieri, sotto la direzione del procuratore Maurizio De Lucia e della procuratrice aggiunta Marzia Sabella.
L’inchiesta ha rivelato l’organigramma delle principali famiglie mafiose attive a Palermo, svelando non solo i loro affari illeciti, ma anche un tentativo di ricostruire la Cupola provinciale di Cosa Nostra. Questo tentativo è una risposta alla crescente pressione delle forze dell’ordine, che negli ultimi anni ha portato a migliaia di arresti. I mandamenti coinvolti includono Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli e Carini.
Oltre agli arresti, sono state emesse due misure di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli arrestati sono accusati di reati gravi, tra cui:
Tra i fermati ci sono anche boss e fedelissimi di Cosa Nostra recentemente scarcerati, tornati in città con l’intento di riprendere il controllo delle loro attività illecite.
L’operazione ha visto il coinvolgimento di circa 1.200 carabinieri, supportati da un elicottero del 9° Elinucleo di Palermo. Inoltre, sono stati mobilitati reparti specializzati, tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, il 12° Reggimento “Sicilia” e il 14° Battaglione “Calabria”. Questo dispiegamento di forze è stato cruciale per garantire la cattura dei membri di Cosa Nostra, che si erano dimostrati sempre più astuti nell’eludere la giustizia.
Una delle scoperte più significative degli investigatori è stata l’adozione di sistemi di comunicazione avanzati tra i boss. Utilizzando smartphone di ultima generazione con software criptati, i capimafia riuscivano a organizzare summit tra i vari mandamenti senza il rischio di essere intercettati. Le applicazioni utilizzate per la comunicazione erano caratterizzate da crittografia avanzata, rendendo praticamente impossibile per le forze dell’ordine monitorare le loro conversazioni.
I pubblici ministeri hanno sottolineato l’importanza di questo sistema di comunicazione nel mantenere attiva l’organizzazione mafiosa, nonostante l’assenza fisica di una commissione provinciale, azzerata dagli arresti di dicembre 2018. La velocità delle comunicazioni, protette da un’apparente invisibilità, ha consentito ai boss di continuare a gestire gli affari della mafia con efficienza.
“Il noto sistema dei criptofonini ha reso possibile il dialogo costante e riservato non solo con i trafficanti di droga, ma anche tra i vari mandamenti”, hanno spiegato i pm. Questo dimostra la resilienza dell’organizzazione mafiosa, che continua a trovare modi per operare anche di fronte a una repressione sempre più intensa.
Le parole di un detenuto, Francesco Pedalino, catturano l’essenza della realtà attuale di Cosa Nostra: “Non c’è più du cuosu ri trent’anni fa… se l’hannu fattu tre volte e tre volte al nascere della cosa hanno arrestato a tutti”. Questa frase riflette il cambiamento nel modo di operare dei clan mafiosi, che ora devono fare i conti con un contesto in cui la legge è più attenta e reattiva.
Le operazioni come quella di ieri sono fondamentali non solo per la cattura di criminali, ma anche per il messaggio che trasmettono: la mafia non è invincibile e la giustizia italiana continua a combattere con determinazione. La sfida rimane alta, e le autorità devono costantemente adattarsi alle nuove strategie dei clan mafiosi, che si evolvono in risposta alla pressione esercitata dalle forze dell’ordine.