
L'ultimo primate in cattività in Colombia trova rifugio in Brasile
Un viaggio di speranza e libertà per un primate che ha vissuto esperienze traumatiche: Yoko, l’ultimo scimpanzé in cattività in Colombia, ha iniziato il suo percorso verso un nuovo santuario in Brasile. Questo scimpanzé di 38 anni ha visto la sua vita stravolta in modi che molti di noi non possono nemmeno immaginare. Sottratta a un ambiente di sfruttamento e violenza, Yoko ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in condizioni difficili, prima di essere finalmente salvata e ora si prepara a un futuro migliore.
la storia di yoko
Yoko è stata originariamente sequestrata da un gruppo di narcotrafficanti, che l’hanno addestrata a compiere atti umani, come andare in bicicletta e indossare vestiti. Tuttavia, questa forma di addestramento ha avuto un costo significativo. L’animale è diventato dipendente da stimoli artificiali come la televisione e il tabacco, prodotti messi a disposizione dai suoi carcerieri. Questo tipo di trattamento ha suscitato indignazione tra gli attivisti per i diritti degli animali e ha messo in luce l’orribile sfruttamento di animali selvatici da parte di bande criminali.
il trasferimento verso la libertà
Il trasferimento di Yoko è avvenuto il giorno precedente, quando è stata spostata dal Bioparco Ukumari, situato nella città colombiana di Pereira, fino alla capitale Bogotá. Da lì, è proseguita per il Santuario delle grandi scimmie a Sorocaba, che si trova nell’entroterra di San Paolo. Questo santuario è noto per offrire un ambiente protetto e stimolante per scimmie in difficoltà e rappresenta una nuova casa per Yoko, dove potrà vivere in un contesto più naturale e sicuro.
- Yoko è stata salvata dai narcos nel 2018.
- Ha ricevuto cure specialistiche per recuperare la sua salute fisica e mentale.
- Il santuario in Brasile offre opportunità di socializzazione e stimolazione necessarie per il suo recupero.
la mobilitazione per il benessere animale
La storia di Yoko è segnata da tragiche perdite. Nel 2023, due dei suoi compagni, Pancho e Chita, sono stati abbattuti dopo essere fuggiti dal Bioparco di Ukumari. La loro morte ha suscitato una forte reazione emotiva tra il pubblico e ha spinto organizzazioni nazionali e internazionali a unire le forze per garantire che Yoko non seguisse lo stesso destino. Il loro sacrificio ha messo in evidenza l’urgenza di salvaguardare la vita di Yoko, portando a un impegno collettivo per il suo trasferimento in Brasile.
Il Bioparco Ukumari ha lavorato a stretto contatto con esperti di fauna selvatica e organizzazioni per il benessere degli animali per garantire che Yoko ricevesse le cure necessarie prima del suo viaggio. La mobilitazione per il trasferimento di Yoko ha evidenziato la crescente consapevolezza riguardo alla protezione degli animali selvatici e alla lotta contro il traffico di specie. Organizzazioni come la World Animal Protection e il WWF hanno sottolineato l’importanza di creare leggi più severe contro lo sfruttamento degli animali e di promuovere sforzi di conservazione più efficaci.
Il viaggio di Yoko non è solo un trasferimento fisico, ma anche un simbolo di speranza per molti altri animali che vivono in situazioni simili. La sua storia ha catturato l’attenzione di molti, che ora si stanno mobilitando per garantire che altri primati e animali in cattività ricevano l’aiuto di cui hanno bisogno. Le campagne di sensibilizzazione stanno aumentando, e si spera che tramite la condivisione di storie come quella di Yoko, si possa generare un maggiore interesse e supporto per le cause legate al benessere animale.
Mentre Yoko inizia questo nuovo capitolo della sua vita, il suo cammino mette in luce la necessità di una maggiore responsabilità sociale e ambientale. Ogni animale merita di vivere in un ambiente che rispetti la sua natura e garantisca la sua sicurezza. La speranza è che, attraverso sforzi collettivi e un impegno costante, si possa fare la differenza non solo per Yoko, ma per tutti gli animali che lottano per la loro libertà e dignità. La sua storia è un richiamo a tutti noi: un invito a non dimenticare mai che la lotta per i diritti degli animali è una battaglia che riguarda ognuno di noi.