
La denuncia di una figlia: Nessuno mi ha avvisata, solo una fattura dopo la morte di mio padre in Rsa
Lucia Samuelli, personal trainer di Firenze, si trova ad affrontare un dolore inimmaginabile. Suo padre, Gianpiero, un pensionato di 86 anni e ex magazziniere della Zanussi, è venuto a mancare l’11 febbraio nella residenza per anziani Villa Desiderio di Settignano. La notizia della sua morte, avvenuta in circostanze tragiche, ha scosso non solo la famiglia Samuelli, ma anche l’intera comunità, portando alla luce questioni gravi riguardanti la gestione delle Rsa in Italia.
La comunicazione mancante
La vicenda ha inizio lunedì scorso, quando Lucia riceve una chiamata dalla residenza. Le comunicano che suo padre sta per essere trasferito in ospedale a causa di vomito e diarrea. Il ricovero avviene all’alba, ma solo poche ore dopo Lucia riceve una nuova chiamata, questa volta dal medico dell’ospedale. Le viene detto di affrettarsi, perché la situazione è critica: “Mio padre era in condizioni gravi, poteva morire da un momento all’altro”. Nonostante il tentativo di raggiungerlo in tempo, il suo papà non ce l’ha fatta.
Gianpiero era residente nella Rsa da due anni, una decisione difficile per Lucia e la sua famiglia, ma necessaria a causa delle condizioni di salute del padre. “Ho sempre cercato di essere presente, chiamandolo ogni giorno e visitandolo quasi regolarmente”, confida Lucia, evidenziando un legame profondo e costante con il genitore, anche in un contesto così complesso come quello di una residenza per anziani.
La mancanza di empatia
Purtroppo, il lutto di Lucia è aggravato dalla mancanza di comunicazione da parte della struttura. “Non ho ricevuto alcuna telefonata di cordoglio da parte loro – racconta con amarezza – Ho solo trovato la fattura per i nove giorni di degenza di mio padre, che ammontava a circa 600 euro”. Le parole di Lucia evidenziano un aspetto inquietante: nonostante la gravità della situazione, la gestione della comunicazione da parte della Rsa sembra essere stata completamente assente.
La Rsa Villa Desiderio, gestita dalla società ‘Sereni Orizzonti’, ha emesso una nota in cui esprime “sincero cordoglio” per l’accaduto, ma Lucia non si sente affatto consapevole del sostegno promesso. La sua esperienza è stata segnata dall’indifferenza e dalla mancanza di empatia, situazioni che, in un momento così delicato, possono aggravare il dolore di una perdita.
Un’indagine in corso
La morte di Gianpiero, insieme ad altre due vittime, ha sollevato interrogativi inquietanti sulla sicurezza e la qualità dei servizi offerti nelle Rsa. Un totale di 114 persone sono state colpite da una presunta intossicazione alimentare, portando la procura ad avviare un’indagine per omicidio colposo. Questo sviluppa un quadro allarmante, che solleva interrogativi sulla responsabilità delle strutture di assistenza e sulla loro capacità di garantire la salute e la sicurezza degli ospiti.
“Dopo aver appreso delle morti sospette, ho deciso di presentare un esposto ai carabinieri, raccontando tutto ciò che era accaduto a mio padre”, spiega Lucia. Questa decisione è stata difficile ma necessaria, in quanto la giustizia potrebbe rivelarsi fondamentale per evitare che simili tragedie si ripetano.
Necessità di un cambiamento
La situazione attuale delle Rsa in Italia è già sotto scrutinio, e il caso di Gianpiero potrebbe rappresentare un catalizzatore per una revisione delle norme e dei protocolli di sicurezza, affinché episodi simili non avvengano più. La gestione delle Rsa in Italia ha spesso sollevato preoccupazioni. Le strutture, che dovrebbero essere un rifugio sicuro per gli anziani, si trovano ad affrontare sfide significative, tra cui:
- Insufficienza del personale
- Mancanza di formazione adeguata
- Inefficienza nella gestione delle emergenze sanitarie
La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza le carenze del sistema, con un numero elevato di decessi tra gli anziani ospitati nelle strutture.
“È inaccettabile che in una situazione tanto grave, ci si limiti a inviare una fattura invece di offrire supporto e comprensione”, afferma Lucia, esprimendo un sentimento condiviso da molti familiari di anziani nelle Rsa. La mancanza di comunicazione e di empatia da parte delle strutture è una questione che deve essere affrontata con urgenza, poiché le famiglie meritano di essere informate e supportate in momenti di crisi.
In questo contesto, il caso di Gianpiero Samuelli non è solo una storia personale di dolore e perdita, ma un richiamo all’azione per un sistema che deve migliorare. È fondamentale garantire che le Rsa diventino luoghi sicuri e accoglienti, dove gli anziani possano ricevere assistenza dignitosa e le famiglie possano avere fiducia nella cura dei propri cari. La speranza è che questa tragedia possa servire come spunto per un cambiamento, affinché simili episodi non si ripetano e le famiglie non debbano più affrontare una perdita già difficile da vivere, aggravata dall’indifferenza delle strutture stesse.