
Il mistero dell'assassinio di Liliana Resinovich: perché il Dna potrebbe non essere sufficiente
Il caso di Liliana Resinovich, una donna di 63 anni trovata morta a Trieste nel gennaio del 2021, ha catturato l’attenzione del pubblico e dei media, non solo per la misteriosa scomparsa, ma anche per le complicazioni che hanno caratterizzato l’indagine. Dopo tre anni di ricerche, una nuova perizia sull’autopsia, redatta dalla Dottoressa Cristina Cattaneo, ha rivelato che la morte di Liliana non è da considerarsi un suicidio, ma un omicidio per soffocamento. Questa svolta ha aperto nuove possibilità, ma il caso rimane complesso e intricato.
L’importanza del dna nell’indagine
Le tracce biologiche rinvenute sul corpo di Liliana e nei sacchi della spazzatura in cui era avvolta potrebbero fornire indizi cruciali. Tuttavia, come sottolinea l’ex commissario di polizia Celeste Bruno, l’uso del Dna da solo non è sufficiente per risolvere il mistero. È fondamentale contestualizzare i campioni prelevati, in particolare i peli e il guanto da giardinaggio trovato nei pressi del corpo di Liliana. Ecco alcuni punti chiave da considerare:
- Dna e identificazione: Se il Dna trovato corrisponde a quello di Sebastiano Visintin, marito di Liliana, non implica automaticamente un’accusa, ma richiede di chiarire il contesto della loro relazione.
- Esplorazione della vita di Liliana: Comprendere i legami e i segreti della vita di Liliana è essenziale per identificare l’ipotetico assassino. Bruno afferma che “la scienza racconta una storia a metà”, evidenziando l’importanza di integrare il Dna con una narrazione più ampia.
- Persone “attenzionate”: Gli investigatori stanno focalizzando l’attenzione su due figure chiave: Sebastiano Visintin e Claudio Sterpin, un presunto amante. Le analisi del Dna potrebbero rivelarsi determinanti per avanzare nell’indagine.
Dinamiche relazionali e sospetti
Bruno ipotizza che Liliana potesse trovarsi nel boschetto dell’ex Opp per incontrare qualcuno, suggerendo che il suo corpo sia stato trasportato lì dopo la morte. È cruciale comprendere chi fosse l’individuo con cui sperava di incontrarsi. Tra i punti da considerare:
- Motivazioni del marito: Non vi sarebbe motivo per un coniuge di organizzare un incontro in un bosco per assassinare la moglie. Questo sposta il sospetto su coloro che non condividevano la vita quotidiana di Liliana.
- Alibi di Sterpin: Sebbene Claudio Sterpin conoscesse la zona, la sua posizione telefonica indicava che si trovava a casa al momento della morte di Liliana, sollevando interrogativi sulle sue reali intenzioni.
Il ruolo delle evidenze scientifiche
Per risalire all’identità dell’assassino, il Dna è un elemento importante, ma non l’unico da considerare. Bruno avverte che tutto deve essere contestualizzato. Alcuni aspetti chiave includono:
- Peli pubici: Se i peli rinvenuti dovessero corrispondere a quelli di Visintin, la sua spiegazione riguardo alla loro presenza sarebbe fondamentale.
- Guanto da giardinaggio: Tracce di tessuto compatibile con quel guanto sono state trovate sui sacchi della spazzatura. Se il Dna estratto dovesse corrispondere a uno dei sospettati, sarebbe un indizio decisivo.
In conclusione, l’investigazione deve intrecciare evidenze scientifiche con alibi e testimonianze. Le tracce biologiche devono essere interpretate alla luce di una narrazione più ampia, che esamini non solo gli eventi immediatamente precedenti alla morte di Liliana, ma anche le sue relazioni e interazioni sociali. La complessità del caso richiede un’analisi approfondita e multidisciplinare, affinché ogni dettaglio possa contribuire a fare luce su un delitto ancora avvolto nel mistero.