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Giornalisti in coop, scommessa da giocare

Non voglio girarci intorno: di divorzio si tratta. Professionale, certo, non sentimentale. Ma sempre rottura è. E nel piccolo cortile del giornalismo siciliano questo è un gossip da prima pagina. E difatti eccoci qui.

Da oggi assumo in prima persona la direzione de loraquotidiano.it, senza avere più al mio fianco il collega di tanti anni di avventure professionali, Giuseppe Lo Bianco, che ha deciso dopo appena un mese di rimettere il mandato di direttore responsabile. Nessun cambiamento di linea editoriale: il timone della nostra informazione è sempre stato e continuerà ad essere l’articolo 21 della Costituzione. L’unica ideologia che accompagna la piccola grande redazione de loraquotidiano.it resta la passione civile, la voglia di capire, di scoprire, di raccontare la realtà che ci circonda. In una parola: l’amore per il giornalismo artigianale che ha fatto la storia de L’Ora e che rivive nell’esperienza del nostro web giornale. E qui di amore ce n’è tanto, perché la nostra è una squadra che lavora ad un progetto in cui crede profondamente.

Per questo voglio ringraziare tutti i colleghi, redattori e collaboratori, che ormai da quest’estate lavorano con grande impegno alla realizzazione di questo quotidiano piccolo e caparbio. La loro dedizione e il loro entusiasmo di ogni giorno è la prova che avevamo visto giusto: che lo spirito degli anni ruggenti de L’Ora può rinascere in qualsiasi momento ovunque ci siano onestà intellettuale, rigore e passione per questo mestiere. E anche coraggio. Perché ci vuole coraggio, soprattutto se sei giovane e precario, a scegliere di fare il giornalista, in una terra dove i cronisti possono finire sotto processo o sotto scorta per un aggettivo sbagliato, per una parola in più o in meno.

E a proposito di coraggio, è proprio quello che ci vuole per riportare in vita un’iniziativa editoriale in un momento in cui la crisi economica colpisce tutti: famiglie, aziende, attività commerciali, pensionati. Abbiamo fatto nascere loraquotidiano.it grazie ad una cooperativa di giornalisti – che si chiama così proprio perché guidata dagli stessi giornalisti – seguendo la tradizione di quella che fu la vecchia cooperativa de L’Ora (al vertice due grandi colleghi come Vittorio Nisticò ed Etrio Fidora) o esempi nazionali come le cooperative di giornalisti di quotidiani di battaglia come Il Manifesto, Lotta Continua e tanti altri ancora. Giornalisti manager? No, semplicemente professionisti che vogliono determinare il proprio futuro, senza un editore che li tenga al guinzaglio. Al collega Lo Bianco, a cui va il grazie mio e di Vittorio Corradino per i sacrifici e gli sforzi profusi verso un progetto impegnativo come questo, voglio ricordare che una cooperativa editoriale è comunque un’azienda che deve rispondere a logiche di bilancio finanziario, le stesse che ti permettono di stare sul mercato senza dovere ricorrere al volontariato o, peggio, allo sfruttamento. Tutto il resto sono solo parole.

Voglio, infine, abbracciare pubblicamente la nostra collaboratrice e cronista politica Miriam Di Peri che ieri è stata bersaglio di un attacco personale sproporzionato per aver scritto un articolo sul senatore Lumia, che è stato criticato con un duro comunicato dal diretto interessato, e nello stesso tempo è stato definito ‘’vergogna giornalistica’’. Chiedo scusa a Miriam a nome della mia generazione di colleghi: tutte le critiche sono legittime, per carità, ma sono convinta che gente della mia età ed anzianità professionale che non riesce ad essere generosa con i giovani non ha più nulla da dare.

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