Crescita delle donne manager in Italia: un aumento del 5,1% nell’ultimo anno e del 101% dal 2008

Il panorama della managerialità in Italia sta vivendo una fase di evoluzione significativa, con un aumento della presenza femminile tra i dirigenti. Secondo il rapporto di Manageritalia, nel 2023, la managerialità italiana nel settore privato ha registrato un incremento del 2,6%, evidenziando un trend positivo e costante nel tempo. Questo aumento è principalmente attribuibile alle donne, che hanno visto un incremento del 5,1% rispetto all’anno precedente, a fronte di un incremento dell’1,9% per gli uomini. Attualmente, le donne rappresentano il 22% di tutti i manager italiani, cifra che sale al 26% se si considera solo il settore terziario.

Crescita delle donne manager dal 2008 a oggi

L’analisi dei dati dal 2008 a oggi rivela un quadro ancora più incoraggiante: le donne manager sono aumentate del 101,5% in quindici anni, mentre il numero degli uomini è diminuito del 2,8%. In totale, la percentuale di dirigenti in Italia è cresciuta del 9,6%. Nel 2023, le donne manager rappresentano il 21,9% del totale, un incremento rispetto al 21,4% del 2022, al 20,5% del 2021 e al 19,1% del 2020.

Marco Ballarè, presidente di Manageritalia, sottolinea l’importanza di questo trend: “Il costante avanzamento della managerialità in Italia, con un aumento del 5% nel 2023, e in particolare quella femminile, dimostrano chiaramente come la rincorsa sia in atto, ma ci sia ancora tanto da fare per dare le giuste opportunità anche alle donne nel mondo del lavoro e nel management aziendale”. Secondo Ballarè, è fondamentale continuare su questa strada e non tornare indietro, affermando con impegno scelte e azioni che portino a una vera parità di genere. “L’inclusione femminile è nell’interesse delle imprese, del mercato e della società in cui viviamo. Un mondo in cui anche le donne sono protagoniste è senza dubbio una realtà migliore”.

Settori in crescita e occupazione femminile

L’aumento della presenza femminile nei ruoli dirigenziali è evidente in tutti gli ambiti economici italiani, ma è particolarmente marcato nel settore terziario, dove le donne occupano il 25,8% dei posti di gestione, rispetto al 16,5% nell’industria. Tra i settori che hanno visto una crescita significativa negli ultimi anni ci sono:

  1. Attività professionali (+11,2%)
  2. Costruzioni (+8,3%)
  3. Attività di alloggio e ristorazione (+5,3%)
  4. Trasporto e magazzinaggio (+4,5%)

Un dato interessante riguarda il settore della sanità e assistenza sociale, dove le donne dirigenti rappresentano il 52,3%, superando così i colleghi maschi. Nella scuola, il 34,4% dei dirigenti sono donne, mentre nel settore dei servizi vari, la percentuale è del 28,4%. Questo dimostra non solo una crescente presenza femminile nella managerialità, ma anche un’occupazione di ruoli di responsabilità in ambiti cruciali per la società.

Distribuzione geografica delle donne manager

Analizzando la distribuzione geografica delle donne manager, emergono dati significativi. Milano si conferma come la provincia con il maggior numero di donne dirigenti, ben 10.987, seguita da Roma con 5.659 e Torino con 1.469. Le prime dieci province con il maggior numero di donne manager si trovano tutte nel Nord Italia, suggerendo un divario geografico che merita attenzione.

Il report di Manageritalia evidenzia come, in un periodo di crisi economica, le aziende e gli imprenditori abbiano compreso che la managerialità è essenziale per la crescita e la competitività. L’incremento del numero di manager, in particolare di donne, è sintomo di un cambiamento culturale in atto, che riconosce l’importanza di una governance diversificata e inclusiva.

In questo contesto, è cruciale che le aziende non solo continuino a investire nella formazione e nella promozione di talenti femminili, ma che si impegnino attivamente per costruire ambienti di lavoro che favoriscano la crescita di tutti, indipendentemente dal genere. La strada verso una reale parità di genere nel management è ancora lunga, ma i dati mostrano che i progressi sono tangibili e che l’inclusione può rivelarsi un vantaggio competitivo fondamentale per il futuro delle aziende italiane.

Clara Giuli

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