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Caronia, il mistero dei fuochi approda a Roma

Tavolo tecnico nella capitale. All’incontro hanno partecipato il sindaco del paese, quattro funzionari del Ministero dell’Ambiente, due del Ministero della Difesa, due degli Interni, uno del Dipartimento della Protezione Civile.

“Tecnologie militari evolute, anche di origine non terrestre”. “Applicazioni sperimentali di tecnologie industriali, non escludendo i più recenti sistemi d’arma elettromagnetici”. È da queste conclusioni che riparte il team della Protezione civile. È quanto emerso dal primo incontro del tavolo tecnico che si è svolto a Roma, che dovrà affrontare il mistero dei fuochi di Caronia. E, forse, scrivere una storia diversa da quella che starebbe prendendo forma dalle stanze della Procura di Patti, che lo scorso 20 ottobre ha scritto nel registro degli indagati Giuseppe Pezzino, figlio di Nino Pezzino, il rappresentante delle famiglie di via del Mare, l’area, nella frazione di Canneto, a due passi dal mare, interessata dal fenomeno dei fuochi. Punto di partenza, quindi, sarà il lavoro già fatto dalla commissione interistituzionale creata dal governo Berlusconi nel 2005 con il compito di far luce sui fuochi di Caronia. Proprio quel gruppo di lavoro che parlò di “plausibilità dell’origine non naturale dei fenomeni” e che disse, attraverso la voce di colui che l’aveva presieduta, l’architetto Francesco Mantenga Venerando: “Ci hanno accecati all’improvviso e contro la nostra volontà”, rispetto alla sospensione per “mancanza di fondi” due anni dopo.

“La prima riunione di una lunga serie”, ha commentato ottimista il sindaco di Caronia, Calogero Beringheli, volato a Roma insieme ad altri due rappresentanti della Regione e il direttore regionale del corpo dei vigili del fuoco. All’incontro hanno partecipato anche i rappresentanti dei Ministeri: quattro funzionari del Ministero dell’Ambiente, due del Ministero della Difesa, due degli Interni, assente il Ministero della Salute, nonché die esperti in Scienze della Terra dell’Università di Firenze. A coordinare l’incontro, Silvano Meroi, del Dipartimento della Protezione Civile.

Nell’incontro durato quattro ore si è ripercorso il lavoro fatto dal “Gruppo interistituzionale per l’osservazione dei fenomeni” istituito il 10 maggio 2005 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il gruppo aveva lavorato per due anni, analizzando e registrando tutto quello che succedeva, fino alla conclusione: “fenomeni non naturali”.

Il sindaco, poi, ai partecipanti al tavolo, che conoscevano la vicenda soprattutto attraverso i giornali, ha ripercorso le vicende dal dal 14 luglio all’11 ottobre, le date cioè della ricomparsa e dell’ultimo dei fuochi.

“Quello non è un lavoro che va buttato – ha commentato il sindaco – si partirà da quello per vedere se ci sono delle cose che non sono ancora state fatte e che invece vanno fatte”. Quanto e cosa di quei precedenti lavori verrà preso in considerazione è presto per dirlo. Anche perché alcuni componenti non ne erano neanche a conoscenza. E se questo non promette bene, ma il sindaco è fermo: “Entro l’anno bisogna finire”, almeno per arrivare a capire cosa bisogna fare per studiare questo fenomeno.

Nessun passo indietro, dunque, rispetto alle novità della Procura di Patti: “Parliamo di un’indagine, mica c’è condanna – ha commentato Boringheri – si andrà avanti lo stesso, come se non fosse accaduto nulla. Peraltro la perquisizione disposta dalla Procura ha avuto esito negativo”. E ha aggiunto: “Guardi, io non ci credo al piromane. Perché io sono stato tantissimi giorni a Canneto, e per intere giornate. Ho assistito al verificarsi di incendi in diretta, quindi proprio lo escludo, io non ci credo che sia stato il ragazzo. Tra l’altro, Giuseppe Pezzino abitava proprio in una di quelle case che sono state evacuate: lui è un danneggiato, figlio del proprietario della casa maggiormente distrutta”. E la storia dei risarcimenti in questa vicenda di fuochi per il sindaco fa acqua da tutte le parti: “Nel 2004 gli inquilini di via del Mare hanno avuto un risarcimento, non ci hanno guadagnato nulla. Pezzino ha avuto circa 11 mila euro, a fronte di danni ben maggiori. Non è che ci si può guadagnare in queste cose. Al piromane, qui a Caronia, non ci crede nessuno”.

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