A giugno รจ stato varato il nuovo bando per gestire il centro richiedenti asilo in provincia di Catania. A vincerlo le stesse cooperative che lo gestivano in precedenza, tra queste Sisifo, vicina al centro sinistra, Cascina, vicina a Cl. Sullโappalto perรฒ pesa il ricorso di unโazienda esclusa: โla procedura favorisce il gestore uscente, violando cosรฌ i principi comunitari in materiaโ
La cifra รจ di quelle che fanno venire le vertigini: quasi cento milioni di euro per tre anni. Per lโesattezza, 97 milioni e 893 mila euro, per servire pasti e gestire la permanenza dei circa quattromila ospiti del Cara di Mineo, il piรน grande centro per richiedenti asilo dโEuropa. Un affare, quello della gestione del centro, che dal primo giorno รจ rimasto sempre nelle stesse mani: anche quando nel giugno scorso รจ stato varato il nuovo appalto.
Il residence degli Aranci: un villaggio da 50 milioni lโanno
Un bando di gara che sembra cucito addosso al consorzio di cooperative sociali che gestisce il Cara dal marzo 2011, da quando cioรจ venne dichiarato lo stato dโemergenza dal governo Berlusconi, proprio mentre il nord Africa era incendiato dalle rivoluzioni della cosiddetta primavera Araba. A Mineo, in provincia di Catania, cโerano giร 403 appartamenti immersi tra settantamila ettari di alberi di arance e limoni: strutture costruite nel 1997 dalla Pizzarotti e Co. di Parma per essere affittati alle famiglie dei militari statunitensi, di stanza nella vicina Sigonella. Solo che nel 2010 i militari americani decidono di lasciare le villette di Mineo. Poco male, perchรฉ poco dopo arriva il Ministero a salvare la Pizzarotti e Co. con un indennizzo da sei milioni di euro allโanno: รจ questo il costo dellโaffitto del complesso, che da quel momento diventa il centro per richiedenti asilo piรน grande dโEuropa. Una struttura enorme, quella del residence degli Aranci, in provincia di Catania, con una macchina organizzativa che conta circa 400 dipendenti, e che percepisce 34,60 euro al giorno per ogni migrante ospitato: moltiplicati per quattromila sono piรน di 50 milioni allโanno.
Accoglienza a larghe intese
Dopo tre anni di attivitร , il 20 giugno scorso viene varata la nuova gara dโappalto per gestire il Cara di Mineo. A vincerla, appena cinque giorni dopo, lo stesso consorzio di cooperative sociali che ha gestito il Cara negli anni precedenti: un raggruppamento di aziende che definire a larghe intese รจ un eufemismo. In prima fila tra le coop che gestiscono Mineo, infatti, cโรจ la Sisifo, la cooperativa aderente a Legacoop, vicina al centro-sinistra, finita agli onori della cronaca quando gestiva il Cie di Lampedusa, il centro in cui i migranti venivano trattati con la doccia anti scabbia. Sisifo รจ un asso pigliatutto dellโaccoglienza, dato che ha vinto anche lโappalto per Cara di Foggia e amministra il Cspa (Centro di soccorso e prima accoglienza) di Cagliari. Insieme a Sisifo, rivince lโappalto per gestire la Cascina Global Service, che fornisce i pasti ai migranti ed รจ vicinissima a Comunione e Liberazione. Nel consorzio di cooperative ci sono poi la Senis Hospes, la Croce Rossa e Casa della Solidarietร , piรน Pizzarotti, che รจ proprietaria del residence degli Aranci. Trova rappresentanza nella gestione del centro anche il Nuovo Centro Destra. Ad indire la gara dโappalto infatti รจ il consorzio di comuni โCalatino terra dโaccoglienzaโ, lโente attuatore del Cara: fino a pochi mesi fa la poltrona di presidente del consorzio era appannaggio del Nuovo Centro Destra. Per tre anni il responsabile del centro era infatti Giuseppe Castiglione, ex presidente della provincia di Catania, uomo forte di Angelino Alfano, il titolare del Viminale, ovvero il ministero competente sugli affari legati allโimmigrazione. Poi, nel 2013, Castiglione diventa sottosegretario, le province vengono commissariate da Rosario Crocetta, e a guidare il consorzio dei comuni arriva un altro esponente del partito di Alfano: Anna Aloisi, eletta sindaco di Mineo nel 2013 e segnalata piรน volte nei pressi del Centro dโaccoglienza, con cui collaborava da avvocato) in campagna elettorale.
Appalto blindato per i soliti noti
Sulla nuova gara dโappalto, vinta nuovamente dal consorzio che gestiva il Cara da tre anni, pesa perรฒ un ricorso sollevato davanti lโAutoritร di vigilanza sui contratti pubblici. A presentarlo รจ la cooperativa Cot Ristorazione di Palermo, che aveva partecipato alla gara per gestire Mineo ma era stata esclusa per โmancanza di requisiti dโammissibilitร โ. Nel ricorso preparato dalla Cot si evidenziano molteplici dubbi sui โpalettiโ fissati dal bando di gara. A cominciare dai numeri, che si riferiscono dapprima allโesperienza del concorrente di โaver gestito senza demerito piรน di una struttura di accoglienza rivolta a stranieri nei tre anni precedenti, accogliendo un numero di immigrati superiore a 1500 giornalieriโ. Successivamente, si parla di un servizio di ristorazione collettiva โnon inferiore a 2000 pasti al giornoโ. Nel bando di gara, perรฒ, quando si fa riferimento a impianti idrici e di depurazione si parla invece di un numero minimo di 3000 unitร โ. Insomma, i conti non tornano. Quanti sono gli ospiti che il vincitore della gara avrebbe dovuto servire quotidianamente? Tremila, duemila o millecinquecento?
Senza contare che โda una semplice lettura โ scrivono i legali della Cot nella memoria inviata allโAutoritร di vigilanza โ รจ evidente che la procedura favorisce il gestore uscente, violando cosรฌ i principi comunitari in materiaโ.
Secondo la ricostruzione della Cot, lโAmministrazione avrebbe dovuto suddividere lโappalto in lotti, in modo da dare piรน possibilitร dโaccesso alle piccole e medie imprese, mentre lโazienda esclusa, nonostante un fatturato da 20 milioni annui e la gestione di diverse mense in giro per lโIsola (tra cui lโErsu di Palermo e diversi ospedali), non ha potuto vantare alcun servizio unico con i numeri richiesti dalla gara. I โpalettiโ fissati dalla gara, sono talmente alti da indurre i legali a sottolineare ulteriormente come sia ridotta โin maniera inopinata la platea dei concorrenti potenzialiโ. Insomma, secondo la nota rivolta allโAutoritร di vigilanza sugli appalti, tutto avrebbe concorso a favorire lโaggiudicazione da parte dei vincitori del precedente bando. Dopo tre anni di gestione, conditi dalle polemiche sollevate dalle inchieste giornalistiche e dalle interrogazioni parlamentari successive alle visite del deputato di Sel Erasmo Palazzotto, a Mineo sono rimasti gli stessi gestori di sempre. Che potendo contare su ottime entrature politiche rimarranno a gestire il centro richiedenti asilo piรน grande dโEuropa. E probabilmente anche il piรน remunerativo.
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